Meditazione e Cervello

Come la Meditazione può cambiare il Cervello

 

La comunicazione, che è alla base di ogni processo biologico di tutti gli organismi viventi e di ogni sistema aperto, è anche la base di ogni meccanismo di interazione fra corpo e mente, fra coscienza globale e sintomi locali. Siamo un sistema, siamo un insieme di cellule, tessuti, apparati, organi, che compongono un corpo e che comunicano fra loro, e la mente è il collante, è l’”organo” che dà l’impulso alla comunicazione profonda, che muove e interpreta, che scioglie e ricostruisce. Ogni cellula tende all’equilibrio, e una volta rotto un equilibrio tende a riportare l’omeostasi, a riparare il danno. Ogni sistema in natura è perfetto e tende a tornare alla perfezione. In questo la nostra mente può notevolmente aiutare la biologia del corpo.

Alcuni studi presi in esame da Sara Lazar condotti presso la Harvard University evidenziano che anche un breve corso di Meditazione sia in grado di aumentare sia lo spessore della corteccia e la densità della materia grigia in quest’area, sia di avere una maggior coesione della materia bianca presente nella ACC (corteccia anteriore del cingolo), l’altra area deputata alla consapevolezza cosciente. Le scansioni cerebrali dello studio condotto dalla ricercatrice Sara Lazar mostrano che la meditazione può cambiare le dimensioni di aree importanti del cervello (aumento della densità della materia grigia nell’ippocampo e diminuzione della materia grigia nell’amigdala), migliorare la memoria, renderci più empatici e resilienti allo stress.

Questi risultati sono stati osservati attraverso strumenti come la f MRI (risonanza magnetica funzionale), riscontrando che l’insula e la ACC delle persone che meditano sono più attive anche in una condizione di riposo, dunque non solo durante la pratica.

Quella che Craig chiama “Body perception” è una sensazione di percezione del proprio corpo “dall’interno”, come se si fosse consapevoli dei movimenti interni, dal battito cardiaco alla peristalsi intestinale, fino ai movimenti più fini e profondi, come se si percepissero i metabolismi cellulari e si fosse collegati a ogni parte del corpo, in una sorta di comunicazione profonda interconnessa a tutti i livelli. Questo fenomeno pare essere presente solo nelle persone che praticano la meditazione regolarmente da tanto tempo, oppure da non tanto per i soggetti più predisposti, ma pare che sia sconosciuto ai più, oppure viene considerato un’anomalia.

I processi emozionali, oltre a essere attivati da processi legati alla dimensione enterocettiva che riceve i segnali dall’interno del corpo, sono attivati anche da processi legati alla dimensione esterocettiva, cioè dal pensiero, dal ragionamento logico o dai sensi, vista, olfatto, udito, gusto, tatto. Questa divisione proposta da Bud Craig suggerisce l’imnplicazione di diverse funzioni regolatrici a livello corticale.

Craig ipotizza che “ l’insula funzioni come una specie di scanner corporeo che riceve ed integra un vasto numero di segnali somatici interni, tramite i quali costruisce la rappresentazione interna del sé corporeo(“the material me”), la “body consciousness”. Questa consapevolezza interna, capacità profonda di sentire e percepire il corpo all’interno, corrisponde a una maggior sensibilità, allo sviluppo dei sensi e dei sistemi percettivi, che sono assolutamente fisiologici ma che nella società moderna, nell’era moderna, sono stati soffocati dall’eccesso di “attenzione distratta”, non focalizzata, continuamente richiamata all’esterno di noi. Questo deficit attenzionale è dovuto soprattutto ai tanti messaggi che riceviamo ogni istante, ai continui stimoli ai quali siamo sottoposti, che ci vogliono sempre più “multitasking”, e soprattutto vogliono le nostre menti impegnate, indaffarate, piene di pensieri, spesso inutili e pesanti, volti alla ricerca di piacere effimero e dell’inseguimento di falsi valori, dell’avidità, della fama, del successo, del denaro, come se fossero gli scopi ultimi dell’esistenza terrena. Questo porta a seppellire sempre più il sistema percettivo, sensibile, profondo, armonico, per dare spazio a un “sistema associativo”, acquisito, sociale, culturalmente condiviso, che porta la mente verso un caos continuo, verso movimenti e fluttuazioni confuse e vuote.

Le pratiche di Meditazione, seguite con disciplina e costanza, aiutano a ricentrare la mente verso l’ascolto interno e profondo, a uscire da quel caos e a rientrare nello spazio interiore, così da collegare le aree del cervello preposte a rendere più stabili, via via che si procede con la pratica, questi schemi. Per trasformare uno schema mentale acquisito negli anni occorre però un lungo periodo di allenamento, sia con le tecniche apposite, sia con un costante lavoro di auto-consapevolezza. Per questo è utile iniziare il percorso della Meditazione, e il cammino dello Yoga in genere: anche gli esercizi di Hatha Yoga, nelle varianti dei vari stili, è sempre parte del cammino di consapevolezza, non è pura ginnastica, anche se lavora nel contempo sul corpo. La Meditazione si può allenare anche nel mettere consapevolezza in ogni azione della vita quotidiana, come il mangiare, fare le pulizie, stirare, lavorare. Essere presenti nell’azione del momento, anche solo camminare con consapevolezza, aiuta moltissimo a ritrovare pace mentale, a non lasciare che la mente sia una “scimmia impazzita”, che vaga freneticamente da un pensiero all’altro, da una preoccupazione all’altra, da un “ruminamento” all’altro.

Inizia a prenderti cura di quel centro silenzioso e profondo che è in te, ritorna ad ascoltare lo spazio interno, quel centro che a volte senti forte nella zona del Cuore, quel centro che ogni tanto si vorrebbe far sentire, con emozioni e sentimenti, ma che spesso vuoi soffocare, per la troppa fretta e la frenesia delle attività quotidiane. Trova il tuo spazio. E’ sempre una questione di scelta.

silva.iotti@libero.it

 

 




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