
I più potenti ostacoli alla “Via”, al cammino di un praticante di Yoga, così come al cammino di ogni essere umano che voglia evolvere, sono l’attaccamento e il giudizio. Sul secondo costrutto sono stati scritti vari libri, articoli, e fatte varie conferenze. Giudichiamo sempre, in ogni situazione, e non perdiamo occasione per sentirci continuamente giudicati. Vari esperimenti condotti da ricercatori in psicologia hanno mostrato come la nostra auto percezione di essere al centro dell’attenzione e del giudizio altrui vada di gran lunga oltre la realtà oggettiva: l’”effetto riflettore” è un “bias”, una percezione erronea che ci porta a sentirci sempre sotto osservazione anche quando ciò non accade. Nello stesso tempo siamo noi che giudichiamo, sia quando ascoltiamo o osserviamo qualcuno, sia facendo ogni tipo di “inferenza”, traendo le nostre conclusioni con la mera osservazione di ogni situazione (esempio: vedo una persona con la testa alta che cammina eretta e deduco che è una gran strafottente, quando questa è solo una persona umile che ha fatto corsi di postura per evitare la cifosi!).
Siamo così inclini a giudicare, ma spesso non “vediamo”, non abbiamo occhi per vedere e orecchi per intendere la realtà, la vita, non sentiamo la voce della vita che ci chiama e ci invia ogni sorta di messaggio. Se soltanto avessimo un briciolo di “apertura mentale” in più, potremmo percepire tanti segnali, potremmo fluire in armonia col creato senza avere tanti problemi e tanti motivi per combattere ogni giorno. Questo deriva dall’allenamento, allenamento prima di tutto al “non-giudizio”, concetto chiave per ogni Yogi, allenarsi a non inferire il nostro parere su ognuno e su ogni situazione, lasciando fluire, lasciando scorrere gli eventi, soprattutto laddove sarebbe veramente molto semplice: vedo una persona vestita in modo appariscente, la osservo, la “vedo”. Non la “guardo”. Il guardare implica un giudizio: “guarda che vestito che indossa quella ragazza, come è volgare, è anche brutta.. ecce cc.. “.
Perché abbiamo bisogno di esprimere sempre questi giudizi? A che cosa serve, ma soprattutto, a chi serve? Sempre e comunque serve a nutrire il nostro Ego, la famosa “parte oscura” che serpeggia in ogni essere in questa duale dimensione, e che si nutre appunto principalmente di giudizio. Il giudizio è anche la valutazione emozionale che accompagna gli eventi che accadono nella nostra vita. Più ci alleniamo a non dare loro tutto quel peso, più riusciremo a staccarci più rapidamente dalle emozioni che li accompagnano (che non sono da demonizzare, è umano provare tristezza per un lutto o una malattia, ma l’importante è non mantenere l’attaccamento emozionale troppo a lungo, finché quella tristezza si cristallizzi e si trasformi in depressione, ma riuscire a dare spazio all’emozione per poi, dopo un certo tempo, elaborarla e lasciarla andare, come parte esperienziale e naturale di questa vita).
L’altro grande ostacolo al “cammino” è l’attaccamento. Ogni giorno ho a che fare, come professionista, con il denaro, questo come ogni lavoratore. Per questo vedo dinamiche molto evidenti di come l’essere umano è abituato a pensare e ad agire. Si è stati abituati, dal clima culturale e sociale, dai valori trasmessi dai genitori, dai mass-media e dai corsi di marketing e formazione, a pensare che più si è “furbi” e scaltri in questa vita, e più si è in grado di salire nella scala del successo. Più si riesce a prendere, arraffare, accaparrarsi ogni sorta di bene e denaro, più si avrà la possibilità di godersi la vita, di divertirsi, di mangiare a dismisura e aumentare il proprio tenore di vita. In un circolo vizioso senza fine, come nella ruota del criceto, l’essere umano corre per avere, ottenere, tenersi stretto, cerca in tutti i modi di prendere e non dare, e corre ancora, per poter produrre e poi consumare, come il criceto sulla ruota, consuma e poi mangia, ma la sua vita è sempre lì.
Se prediamo, accumuliamo, e ancor peggio siamo disposti a mentire, trasgredire le regole, anche nelle piccole situazioni quotidiane, pur di difendere la nostra “convenienza”, siamo molto lontani dal fine evolutivo per il quale siamo venuti su questa Terra. Stiamo vivendo in tempi molto particolari, ovunque si respira aria di instabilità in ogni campo, non ci sono certezze (in verità, non ci sono mai state, ma qualche decennio fa era più facile credere che ci fossero!). In questi tempi di grandi potenziali di cambiamento, se non ci alleniamo molto bene a lasciare andare gli attaccamenti e i giudizi, non saremo in armonia con la Terra e col creato, ma ci attireremo le situazioni e le persone che vibreranno alla nostra frequenza (ognuno si attira ciò che vibra in sintonia con lui). Vuoi davvero continuare a vibrare con la frequenza dell’attaccamento al potere, alla fama, al successo e al denaro? Ti ricordi che tutte queste cose resteranno materia e verranno spazzate via, e che prima o poi (non ci sono certezze, nemmeno del “quando”) dovrai lasciarle andare comunque e per forza? Lasciare andare per “scelta consapevole” dona grande leggerezza, Gioia profonda, fa volare sul cammino evolutivo; lasciare andare “per forza” porta ad un baratro di sofferenza dal quale poi sarà molto arduo risalire. Finché siamo in tempo (non c’è certezza nel “quanto tempo” avremo a disposizione, anche se l’essere umano- o meglio il suo Ego- finge sempre di essere eterno!), decidiamo di lasciare andare gli attaccamenti e alleniamoci a uscire dalla spirale del giudizio. Questo non cambierà solo la nostra vita ora, ma molto, molto di più.