Lo Yoga e l’arte dell’automobile

29. Set

YOGA E MEDITAZIONE

LO YOGA E L’ARTE DELL’AUTOMOBILE

Questo titolo un po’ bizzarro trae spunto dal libro “Lo Yoga e l’arte della motocicletta” e in modo un po’ ironico vuole essere un esempio di come la filosofia e il comportamento di un praticante Yoga dovrebbero essere applicati a ogni ambito della vita quotidiana. Nel quotidiano quasi ognuno di noi utilizza l’automobile. Di solito questa è considerata un “mezzo di trasporto”, ossia la sua funzione è quella di permetterci di recarci da un luogo ad un altro in un tempo piuttosto rapido ( se avessimo tanto tempo a disposizione, sarebbe auspicabile spostarsi in bicicletta o a piedi, sia per la propria salute, sia per questioni ecologiche!). Ci sono persone però che usano l’automobile come “passatempo”, per guardare il panorama, per rilassarsi, per uscire di casa, per sentirsi liberi.. queste funzioni, oltre a essere molto anti ecologiche, possono essere molto pericolose per la società. Questo bisogno tremendo di “passarsi il tempo” nasconde una grande insoddisfazione di fondo, oltre alla paura della solitudine e del silenzio, del vuoto e del famoso “non fare”, che, secondo gli Yogi, è la fonte da cui parte la ricerca interiore e la possibilità di “guardarsi dentro. Queste considerazioni valgono per ogni modo in cui gli esseri umani cercano di passare il tempo e di evitare la “noia”. Vorrei però soprattutto portare l’attenzione verso qualcosa che passa quasi sempre inosservato, ossia i “falsi innocenti”, quegli esseri umani che fingono di avere un grande senso morale, che giudicano continuamente gli altri con frasi già pronte all’uso e quindi socialmente accettate, considerate “normali”, e che potenzialmente possono produrre danni enormi senza venire mai giudicati, colpevolizzati, puniti.. osservati. L’automobile, dicevamo, è un mezzo, che serve a trasportare le persone ( o oggetti, come anche altri mezzi di trasporto, ad esempio i camion..). L’automobilista che dice di essere “prudente” e guida alla velocità di 80 km orari in autostrada, o di 40 km orari in una strada dritta a doppio senso di marcia, in realtà o nasconde una grande insicurezza e disattenzione, o una voglia di passare appunto il tempo e quindi di guardarsi intorno, e in entrambi i casi è un potenziale pericolo circolante. In entrambi i casi la sua attenzione verso la strada è bassa, egli guida per altri scopi, oppure vuole guidare anche se non si sente sicuro ( per problemi di età, di vista, o di non allenamento..). Se però nota altri che viaggiano a una velocità consona alla strada ( in autostrada si viaggia a una certa velocità, per esempio), dentro di lui si sente offeso e non vuole assolutamente essere sorpassato, così se chi è alla guida per lavoro o per motivi contingenti osa sorpassarlo, egli si sposta a sinistra cercando di occupare tutta la strada e accelera. Questo atteggiamento può essere anche inconscio, ma denota comunque, oltre a un senso di inferiorità e di auto giudizio, come ad esempio l’anziano insicuro che si vuole sentire ancora giovane e abile, anche una profonda noncuranza e indifferenza verso gli altri. Gli esperimenti di psicologia sociale sulla “deindividuazione “ di Stanley Milgram e Solomon Asch sono ormai famosi, e hanno ampiamente dimostrato come l’essere umano che non è “riconoscibile” tenda a mettere in atto comportamenti antisociali e a esternare una buona dose di cattiveria. L’automobile in qualche modo nasconde la persona, che si sente meno “individuabile”, e in effetti è risaputo che quando si è alla guida si impreca e si urla molto di più rispetto a quando si è faccia a faccia con gli altri. Questo consente di “sfogare la rabbia”, e pare di sentirsi meglio. Purtroppo per chi ha queste credenze, altri psicologi hanno dimostrato quanto la “catarsi”, ossia lo sfogo della rabbia, non sia utile a farla calare, ma anzi porti a uno stato di “attivazione” che incrementa la rabbia stessa. Faremmo una mossa molto più saggia a trasformare quella rabbia, e a pronunciare frasi creative e diverse, come ad esempio “ quel signore ha fretta, forse è in ritardo”, che allenano la mente a focalizzarsi sempre più sul fatto che anche gli altri sono esseri umani come noi, e come tali hanno i loro problemi e la loro vita. Vita che può venire spezzata da un comportamento ignorante – più o meno coscientemente – o malvagio di chi guida in modo “prudente” e poi cerca di rendere difficile la guida degli altri, provocando incidenti quasi sempre gravissimi, dei quali verrà incolpato, ad esempio, l’autore del sorpasso “azzardato”. Ovviamente chi esegue un sorpasso in auto deve essere molto “presente” e non è auspicabile compiere mosse azzardate, ma a volte accadono incidenti “strani”, nei quali chi sorpassa finisce nel fosso, o contro un ostacolo.. mentre chi in modo “prudente” si è spostato sulla sinistra senza rallentare ma continuando a imprecare frasi come “guarda quell’imbecille, si merita che si stampi!”, passa inosservato, e dopo un’ora dall’evento nel quale potrebbero aver perso la vita più persone, si ritrova all’ipermercato a fare shopping. La coscienza di questi esseri umani è molto assopita, così come il loro sistema percettivo, e la loro convinzione di essere accettati socialmente pur avendo contribuito a disastri gravi nutre sempre più il loro lato oscuro, quello stesso che alimenta il loro dialogo interiore di rabbia, di giudizio, di “attribuzione di colpa alla vittima”.. lo stesso meccanismo di disimpegno morale che è stato usato dai soldati nazisti e viene utilizzato dagli adolescenti complici di “omicidi di branco”. Quando sei per la strada, in qualsiasi condizione o mezzo di trasporto, anche se senti di essere in un “non luogo” ( per usare un termine alla Marc Augé), sappi che sei sempre su questo Pianeta, abitato da esseri come te, coi quali condividi un’esperienza, anche se non ti sembra, stai condividendo l’esperienza di fluire attraverso la Vita sul Pianeta Terra. Cerca di ricordare questo particolare, e, anche se la “società umana” non ti condannerà per le tue più o meno inconsce malvagità, la Coscienza universale “sente” tutto, esiste una Matrice che ci unisce e, secondo gli Yogi, più si è sul cammino della auto consapevolezza e più si ha questa percezione di “Unione” col tutto, e quindi anche con gli altri. Prima di giudicare chi ti sorpassa in auto quindi, prima di criticare chi guida con la musica o chi non mette la freccia nella rotonda, prova a guardarti dentro, e, senza voler “dare lezioni”, a essere nella coerenza tu.




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